mercoledì 23 settembre 2015

Le due candele

In una chiesa, l’una accanto all’altra, c’erano due candele: una in cera e l’altra elettrica. Quest’ultima disse alla prima:
– Poverina, ma guarda come sudi! La tua fiammella ti consuma continuamente. Io, invece, brillo senza fatica.
– È vero – rispose la candela di cera – morirò prima di te, logorata, ma la luce che faccio è mia, mentre quella che fai tu proviene dal sistema elettrico e non ti appartiene.
Lettore, da quale di queste due candele vorresti essere commemorato?

3 commenti:

  1. D’istinto avrei subito risposto quella di cera, vero sacrificio stearico in tempi come questi di sentimenti tanto virtuali quanto effimeri, anch’essi resi vivi e pulsanti dall’elettricità come per la candela più moderna.

    Poi ho detto no.
    Colpa dell’immagine di una vecchietta senza più età che mi si è formata in testa; mi si è immaginata gracile, quasi senza più forze, come in attesa dell’estrema unzione, ma con un unica, indefessa volontà di accendere questo cero votivo per un figlio lontano, da anni o forse decenni, mai più rivisto, allo scopo di fargli sapere, per grazia divina, che anche nei suoi ultimi momenti di vita lei gli sta regalando i suoi pensieri più affettuosi.
    Me la sono vista in sedia a rotelle, spinta da una badante fino alla zona delle offerte, con le candele in bella posa su di un trabiccolo metallico, lucente ed ergonomico e terrazzato per renderne visibile ogni fila.

    Lo sai, chi chiede la grazia deve accendere la candela, non vale la procura, per cui dev’essere la povera cariatide ad accendersela, te la immagini con le mani tremolanti cercare di sfilare una candela dallo scomparto in basso del trabiccolo, provare ad accenderla avvicinandola ad un’altra (con l’ansia per quale desiderio avesse espresso il questuante di quest’ultima e se possa in qualche modo influenzare il suo) e poi, suvvia, te la vedi a tentare di fissare la candela su quei diabolici mollettoni che la sostengono stringendola per la base? Me la sono immaginata in fiamme già al primo tentativo, la poveretta, per cui opto per la versione elettrica, perché non è tanto lo strumento, quanto la forza del desiderio che ci sta dietro che conta.

    Al massimo, vedi i vantaggi della modernità, la nonnina rischierebbe la fulminazione per un filo scoperto che alimenta il trabiccolo.

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    1. Caro Christian,
      hai colto la favoletta nella sua essenza.
      I mollettoni li ha chiaramente inventati il diavolo.

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