domenica 30 agosto 2015

Decisamente via Belfiore

Dalla persiana filtra un filo appena 
di luce; arranco alla finestra ed ecco 
tra lunghe nuvole la luna piena. 
Il muro squallido, lo squillo di un 
telefono lontano e un tonfo secco, 
e no, non è la luce in fondo al tunnel. 
Prendo i sonniferi con il caffè. 
A via Belfiore 
c’era l’amore 
e ora chissà dov’è. 

Se chiudo gli occhi, ecco rivedo ancora 
nell’interiore oscurità il barlume 
di lei e me, sulla panchina, e affiora 
la schiena, il viale, ombre remote, appare 
il parco e lei che mi ricopre e il fiume 
che nei miei sogni è diventato un mare 
oscuro e vasto molto più di un Po. 
A via Belfiore 
c’era l’amore 
e adesso non lo so. 

Piangendo metto a fuoco la visione: 
il suo vestito è bianco come quello 
di una sacerdotessa, il San Simone 
per terra e la saracinesca in via, 
suppongo, Pellico. Quant’era bello 
intrappolarsi nella nostalgia 
e com’è triste esserne prigioniero. 
A via Belfiore 
c’era l’amore 
ed era amore vero.

La lampadina e la parete in fondo; 
lo stucco che si sgretola sui muri 
mostra dei valichi per l’altro mondo. 
Emergono da tenebra perfetta 
il volto pallido e i capelli scuri 
di Arianna, Arianna e l’ombra che proietta. 

Il tempo scorre vorticosamente; 
i ragni ballano la capoeira. 
Quando mi annichilo e non penso a niente 
mi sembra ancora di essere con lei là 
in quell’incrocio. 
Ci diamo un bacio; 
cade la bici. 

Lo spacciatore 
mi chiede: “Amico! 
sai mica che ore 
sono?”. Gli dico: 
“Manca pochissimo all’eternità”. 
A via Belfiore 
c’era l’amore 
e sempre ci sarà. 

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