Parigi, Mirko, non è poi gran cosa
ed è un errore sopravvalutarla;
spero che un giorno mi perdonerai.
Per te la croce è un simbolo divino,
per me, lo devo ammettere, è diverso:
la croce è un’X, magari un segno “per”.
Moltiplichi, moltiplichi e non sai
perché la vita sia meravigliosa.
Acquisto una baguette e in qualche bar la
smezzo con degli sconosciuti e il vino
pure. A terra, di solito, ne verso
un po’. Poi prendo l’ultima RER.
Accanto a me una ragazza parla
di quanta eternità ci sia nel mai
e di estasi economiche; poi dosa
l’acqua e la polvere in un cucchiaino
e dice: “Scaldala”. Mi sono perso
nel lato oscuro della Ville Lumière.
Canzone mia, sei fatta e sei finita:
in questo tu somigli alla mia vita
che affido al Dio
in cui non credo e in cui non ho fiducia.
Adesso brucia,
canzone, e va’
dal caro Mirko Volpi
e lascia che ti incolpi
al posto mio,
se lo vorrà,
del tempo che non dedicai a lui:
l’eternità
è punteggiata di momenti bui.
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