domenica 30 agosto 2015

Negazione di San Pietro

La guardia svizzera rimane all’erta 
anche se per un attimo, in disparte, 
controlla il polso: l’orologio è fermo. 
Dall’alto in basso e da sinistra a destra 
non si affaccia nessuno alla finestra: 
di solito a quest’ora il papa dorme 
e alcuni parroci fanno Tai Chi. 

La mano duole e non ci sono stimmate; 
allo specchio mi osservo per aenigmate 
e narciso significa narcosi. 
Stendo per la chiromanzia le dita 
e tra le linee e i suoi significati 
profondamente ascosi 
riesco a vedere, uniti, un ρ e un χ. 

Questo non è il solo messaggio perso 
o perturbato: tubano con il morse 
i piccioni tra le colonne e i cespi; 
uno, cercando il suo destinatario 
cui svelare la fine della storia 
senza una zampa zoppicando incespica: 
quale, per amputargliela, e da chi? 

Molto al di là del raccordo anulare 
c’è una cascina in cui vorrei tornare; 
arrugginita banderuola, un gallo 
sul tetto svetta e cigolando gira, 
e diresti che canti per i lari 
quando il vento la scrolla 
un ipotetico chicchirichì. 

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