domenica 30 agosto 2015

Transiberiana

Non transfuga sed explorator 
come disse il Petrarca. 
E quando il treno varca 
le porte di Ulan Bator 
capisco il senso della frase: 

non è possibile fuggire, 
ma solo fare exploit, 
come venire qua 
per contemplare file 
di anonime e sfuggenti case 

o questa luna di mercurio 
che oscilla sulla taiga 
e sopra il lago Bajkal 
inscena un repertorio 
di solitudine e betulle. 

Nello scompartimento, intanto, 
si può dire che io sia
in buona compagnia: 
bevo champagne con Anton 
Pavlovič e alcune fanciulle 

dai misteriosi patronimici. 
Mentre giochiamo a carte 
e discutiamo di arte 
moderna e non, le cimici 
danno pochissimo fastidio.

Se la conversazione langue 
parlo di te, Nastenka. 
Così qualcuno trinca, 
qualcuno sputa sangue, 
qualcuno medita il suicidio. 

E fuori ancora e sempre taiga, 
la taiga malinconica, 
mentre una fisarmonica 
sbuffa e una balalaika 
tintinna e tremola Oci ciornie

La Vergine dorata scocca 
sguardi impietosi al cielo 
quando stappo e miscelo 
acqua piovana e vodka: 
la madre di tutte le sbornie. 

Ho preso la Transiberiana 
per rivedere te: 
non mi aspettavo che 
fossi così lontana 
e irraggiungibile allo sguardo. 

Quelli che aspettano al binario, 
seduti sulle panche 
forse non sanno che anche 
quando sono in orario 
i treni arrivano in ritardo.

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