Non transfuga sed explorator
come disse il Petrarca.
E quando il treno varca
le porte di Ulan Bator
capisco il senso della frase:
non è possibile fuggire,
ma solo fare exploit,
come venire qua
per contemplare file
di anonime e sfuggenti case
o questa luna di mercurio
che oscilla sulla taiga
e sopra il lago Bajkal
inscena un repertorio
di solitudine e betulle.
Nello scompartimento, intanto,
si può dire che io sia
in buona compagnia:
bevo champagne con Anton
Pavlovič e alcune fanciulle
dai misteriosi patronimici.
Mentre giochiamo a carte
e discutiamo di arte
moderna e non, le cimici
danno pochissimo fastidio.
danno pochissimo fastidio.
Se la conversazione langue
parlo di te, Nastenka.
Così qualcuno trinca,
qualcuno sputa sangue,
qualcuno medita il suicidio.
E fuori ancora e sempre taiga,
la taiga malinconica,
mentre una fisarmonica
sbuffa e una balalaika
tintinna e tremola Oci ciornie.
La Vergine dorata scocca
sguardi impietosi al cielo
quando stappo e miscelo
acqua piovana e vodka:
la madre di tutte le sbornie.
Ho preso la Transiberiana
per rivedere te:
non mi aspettavo che
fossi così lontana
e irraggiungibile allo sguardo.
Quelli che aspettano al binario,
seduti sulle panche
forse non sanno che anche
quando sono in orario
i treni arrivano in ritardo.
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