Squilla il telefono e nessuno va.
Gli squilli fanno fremere le stanze.
Non possono essere che creditori
o qualcuno che fa le condoglianze.
Sul tavolo in cucina c'è del cibo,
dei piatti che nessuno mangerà.
Mi tasto lo sfenoide e la mandibola
e poi con le falangi esploro i fori
in cui un tempo c'erano i miei occhi
e tra le costole i polmoni e il cuore.
Mia sorella sparisce nell'acquaio,
mio padre a letto nel televisore.
Gli squilli si trasformano in rintocchi.
Il corridoio è buio e anch'io scompaio.
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