domenica 30 agosto 2015

Martini

Quando torno da una festa 
e mi gira un po’ la testa 
mi sembra di sentire il movimento 
della Terra che sull’asse 
rotea su se stessa. 
Davanti alle vetrine mi spavento 
vedendo la mia immagine riflessa 
guardarmi storto e con un brutto grugno. 
Mi arrabbio e sbraito e sbaglio strada e arranco 
e tutto questo mentre ancora impugno 
una bottiglia di Martini Bianco 
davanti a me, come se fosse un gladio. 
Cerco di dire ad alta voce: “Porco…” 
ma il seguito è inghiottito da un singhiozzo 
e per poco non mi strozzo. 
Poi prendo fiato e scopro 
che i miei neuroni ascoltano una radio 
che fa: “La làlla làlla la la là”. 

E così quel ritornello 
mi distrugge nel cervello 
qualsiasi proposito di sobrietà. 
Torno in me, ma di riflesso 
penso al male che ho commesso: 
il cuore è cupo e la coscienza torbida. 
Così, turbandomi, ti penso, e spesso 
mi appari con un’aria di rimprovero, 
ma qualche volta sfoderi sorrisi 
che non ti conoscevo. Sono povero 
e solo in parte è colpa della crisi. 
Per poco non fracasso la bottiglia 
contro una macchina. Trattengo un rutto
appoggiando sulla bocca 
la mano, e mi sciocca 
la vanità di tutto. 
Mi esce allora un sospiro che somiglia 
a una risata macabra: “Ah ah ah”. 

Quando arrivo al mio portone 
ho la strana sensazione 
di essermi perso. 
Mi tasto in ogni tasca ma non trovo 
le chiavi, bevo un sorso ma mi verso 
l’alcol addosso, mi agito e mi muovo 
come un pupazzo 
di plastilina 
in una scena di stop-motion. 
Vedo il palazzo 
che va in rovina, 
è proprio come me; mi angoscio. 
Trovo le chiavi e barcollando 
salgo le scale ed entro e sbando 
e vado in bagno e mi inginocchio 
al cesso e piango e chiudo un occhio 
e vomitando penso a quando 
non mi venivano i conati, 
quando vedevo con stupore 
le luci del crepuscolo, 
quando pensavo che il mio cuore 
non fosse solo un muscolo, 
ma quei momenti sono ormai passati
tanto Martini e tanto tempo fa. 

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