Non c’è sul calendario il Dies Irae:
se vado avanti con il fast forward
per vedere com’è che andrà a finire
scateno imprevedibili amarcord
forse perché funziono all’incontrario.
Le rondini non trovano più il nord,
i loro voli sono fuori orario
e hanno cambiato l’orbita;
si intorbida di polvere il linoleum.
Da quella libreria ti ho vista andartene
– la giacca azzurra coi riquadri neri –
in nessun luogo e da nessuna parte
e in fondo all’ultimo dei miei pensieri;
e poi nei quadri di Van Gogh e Rembrandt,
nei coffee shop, nelle vetrine ed eri
immensa, immane, e di divina tempra.
Mi diede questa idea
la sposa ebrea esposta al Rijksmuseum.
Tre croci mettono al tuo nome un velo
e provo a collocarle in un’ascissa
ma in terra c’è lo stesso caos del cielo:
per te si muovono le stelle fisse,
per te si affievoliscono i fanali.
Il giorno in cui verrà l’apocalisse
camminerai sull’acque dei canali;
dandomi il cuore in dote
intonerai le note del Te Deum.
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