Prendo l’iPod e Cara Valentina
di Max Gazzè mi fa pensare a te
e all’epoca in cui eri una bambina
ed eravamo in terza elementare,
o quarta o be’ comunque siamo lì.
Ebbene, mi perseguita una scena
che particolarmente mi colpì:
la maestra ci esorta ad intonare
il coro: “Mummia! Mummia!” per schernirti,
perché alla cattedra restavi muta
e non sapevi la lezione. Cara
Valentina, la scuola ci prepara
ad essere crudeli e non aiuta
il tempo a cancellare i danni inferti
ed anzi li peggiora e ci rovina.
Perdonami, se puoi, se puoi, perdonami.
Dieci anni dopo ti ho vista al Daytona,
il bowling, sai, quello oltre l’Arbostella;
eri probabilmente tu perché
c’era il tuo nome sullo schermo della
pista e sembravi tu, però più bella,
e accanto c’era quello di un ragazzo,
il tuo, direi, perché sembrava pazzo
di te e tu di lui. Mi sono detto:
“Salutala! Che aspetti? Forza, valla
a salutare e chiedi: Come stai?”
ma sono andato a prendere la palla
più pesante: tirandola ad effetto
è andata storta e non ho fatto strike.
Nessun commento:
Posta un commento